. . . All you life, you were only waiting for this moment to be Free . . . * Nulla enim culpa est in somnis.

sabato 3 gennaio 2015

La misura della felicità

Penny saltellava da una stanza all'altra, cantando "La bella lavanderina" con voce così stridula da rischiare di rompere i vetri. 
C'era il sole quel giorno, era da tanto che non tornava a salutarla. Per ricambiare il saluto, Penny si sdraiò su un raggio, per terra. Per ricambiare a sua volta, e non venire schiacciato, il raggio le andò sopra, solleticandole lo sguardo.
- Penny, rialzati. - La mamma la osservava di sottecchi, stava stendendo il suo maglioncino azzurro con una mollettina rossa ed una marrone. 
- No - urlò Penny.
La mamma si girò sorpresa. - Penny, ti ho detto di... -
- NO! - urlò di nuovo Penny, si alzò e tolse le due mollettine. - Non mi piacciono rosso e marrone. Le voglio blu, o bianche.
La mamma sorrise a braccia conserte. - Va bene. Mettile tu. -
Penny trotterellò fino alla cucina e prese una sedia. Inarcò la schiena e camminò in modo goffo fino allo stendino; la poggiò lì, vi si arrampicò e prese due mollette, una blu e una bianca, da mettere sul maglioncino. Una, non appena la aprì, si ruppe; l'altra fu messa al centro del maglioncino.
- Uffa - borbottò Penny. Stava per scendere dalla sedia, quando vide l'ombra una bimba sorretta da un uomo, con in mano un aquilone a forma di libro. Non sapeva leggere molto bene, ma ci provò: - Llll...a misss...surr...rra deee...elllllla feee...lllliccc....itttta*. La misura della felicita? -
- Della felicità amore. -
Penny si sedette a gambe incrociate sulla sedia. - Ma mamma, quel libro è un metro di felicità? -
La mamma si inginocchiò di fronte a lei, nasino contro nasino. - No, Penny. Questo è solo un libro. -
- Ma allora come si misura la felicità? Lì te lo spiega? -
- Prova a spiegarlo, ma ognuno ha il suo metro personale. -
- Ah, si? E quale è il mio? -
- Non lo so. Trovalo. -
Penny si fece pensierosa, scese dalla sedia e la riportò in cucina. Poi, sempre pensierosa, gattonò nello sgabuzzino, dove la mamma teneva il materiale per il cucito. Si punse con un ago, si incastrò tra un filo rosa ed uno grigio, dunque trovò un metro giallo da sarta. 
Si sedette a terra, e lo studiò. Col ditino toccò un numerino per uno... - Uno, due, tre, cinque, sei, sette, dieci... No, il dieci sono due numeri! ... Allora cinque, sei, sette, undici, dodici, dieci... Boh... - Si grattò la testa con lo stesso ditino, e iniziò a leggere tutto ciò che non erano numeri. C'era la marca, la scritta "misura per sarti", e... Basta.
- Felicità non c'è - borbottò lei. Ma certo! Quella era la misura per sarti, non quella della felicità.
Ripose a modo suo il metro e andò in cucina. Mamma misurava la farina con la bilancia. La felicità è come la farina? 
Si arrampicò sulla stessa sedia di prima, allungò la mano e... buttò la scatola delle uova. Ops.
Si sbilanciò sul bancone... E seguirono cereali, mestolo, zucchero e limoni, che rotolarono fino... ai piedi della mamma. 
- Penny! Che diamine stai facendo? -
- Prendo la bilancia! - Finalmente ci arrivò, la prese e sorridendo andò in camera sua. Alla mamma non rimase che sospirare e raccogliere il tutto.
Sul tappetino rosa, Penny la osservò. Serviva per pesare. Ma come si pesa la felicità?
Scrisse su un foglio la parola, poi lo mise dentro. Non pesava.
Chiamò la sua bambola Felicita (- Scusa Rebecca, poi tornerai col tuo nome! -) ma le sembrava ancora pochino.
Nel dizionario c'era la parola "Felicità", ma c'era anche "Tristezza", "Dolore", "Lacrime". Non poteva pesare tutto assieme. 
La bilancia non andava bene.
Penny sbuffò, prese Felicita/Rebecca e andò in bagno. Raccolse la bilancia pesapersone e la scosse. La rigirò, premette dei pulsanti ma comunque quella non si trasformò in una misura felicità.
Cambio.
Andò nel cassetto delle medicine e prese il termometro, se lo mise sotto l'ascella ed attese. Lesse: 35.5.
- Magari sono felice solo fino a 36! - Ma poi pensò che quando saltava scuola perché aveva la febbre era comunque felice.
Era impossibile.
Crollò sul pavimento ed iniziò a piangere.
La mamma accorse. - Penny, tesorino mio, che succede? -
- Non sono feliceeee! - piagnucolò la piccola.
La mamma la cullò a sé fino a quando non si calmò. - Va meglio? -
- Si... Mammaaspettastaiinsilenzio! -
Penny appoggiò la manina e l'orecchio al petto della mamma. Tum-tum, tum-tum, tum-tum.
- Mamma... Ho capito! -
- Cosa, tesoro mio? -
- La misura della felicità. È quanto ti batte il cuoricino, vero? -
La mamma le baciò i capelli. - Si piccola mia. Si chiama amore. -


* Non ho letto il libro, questo post non vuole in al

cun modo esserne una trama o una rivisitazione. Era solo uno spunto, un imput. Quando lo leggerò, se vorrete, vi farò una recensione, o una FanFiction.


Buon 2015 miei cari lettori! 
Come va? Spero, come sempre, alla grande!
Io dovrei studiare... Ma è in questi momenti che mi viene l'ispirazione maggiore!
Smaltito il Capodanno?
Anno nuovo, palestra nuova! Smaltire suuu...
Spero che la piccola Penny vi sia piaciuta.
Un bacione immenso,
Ivy

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