. . . All you life, you were only waiting for this moment to be Free . . . * Nulla enim culpa est in somnis.

martedì 25 marzo 2014

Deliri vari

Buongiorno cari lettori!
Come va? Io così così, dopo un'appassionante collaborazione con la scuola e col FAI - andate a vedere i siti dedicati al bimillenario della morte di Augusto, ovunque voi siate! - e il temuto ritorno della tendinite (o qualunque cosa sia che mi blocca la mano destra per il troppo utilizzo della suddetta - lo so, fa ridere... A me no) vi scrivo con due dita come i nonnetti alle prese col tablet per la prima volta.
E non ditemi che voi non ridete vedendo come s'approcciano alla tecnologia!
Piazzando un neonato davanti ad uno specchio si ottengono risultati meno esilaranti...
Ovviamente non lo dico con cattiveria, anzi. Darei oro per rivedere la mia nonnina diventare simile al maestro Yoda quando, vedendo un video sul PC in ospedale, si mise le cuffiette in orizzontale... Non so se rendo bene l'idea, anziché rivolgere le "astine" verso il basso le aveva messe verso l'alto... E vi giuro, ho provato a sistemarle! Ma mi rispose "Ehi, così non sento!", e rimettendole come prima rideva e parlava ad alta voce, non consapevole del fatto che noi non potessimo sentire i dialoghi. O forse del suo tono di voce.
Fatto sta che, a parte rare eccezioni, è davvero uno spasso vedere certe scene. Non so se v'è mai capitato - e non parlo solo di 'nonnetti' ora - di vedere qualche genio con in mano uno smartphone ma senza occhiali... Lo allontana facendo finta di nulla, strizza gli occhi come se ci fosse fumo attorno a lui, muove il collo avanti e indietro, simile ad un tacchino, e poi avvicina allo schermo l'indice. L'indice! Credo si capisca l'età del proprietario di uno smartphone da come lo impugna: se usa i pollici è relativamente giovane (e tendente a tunnel carpale in futuro), se usa l'indice maggico, ovvero quello della mano destra, tenendo il cellulare sul palmo della sinistra, relativamente vecchio, o almeno così è tecnologicamente parlando.
Dicevo, avvicina l'indice maggico, volutamente con due g per porre enfasi sul suo ruolo, e lo fa scorrere sul touchpad attento come se stesse infilando il filo nella cruna dell'ago. Si capisce la reazione dello schermo al tocco in base a quante rughe si formeranno tra le sopracciglia del suo proprietario: perché ci vuole concentrazione anche per leggere i risultati della domenica sportiva.
Come al solito ho divagato... sono logorroica. O meglio, vale per chi scrive troppo? Come si dirà? Lo cerco su Google e torno...

Ho trovato "grafomane". Wao, mi piace.
Vi esorto ufficialmente ad aver paura non solo a parlarmi, ma anche a scrivermi... OK no, continuate a commentare, non mi fa altro che piacere. Anche se ammetto che ho numerosi problemi con la posta ultimamente, quindi se rispondo in ritardo è per quello. E, sottinteso ma non sottinteso, invito chi non l'ha ancora fatto a farlo... Adoro sapere cosa ne pensate del mio mondo!

Rileggendo mi rendo conto che questo post è a metà tra una presa in giro e un commento sotto ad una fan fiction - detto fra noi, odio quei commenti. Non so perché, mi piace leggere cosa pensano i miei "colleghi" quando scrivono, ma trovo fuori luogo mettere le sensazioni dopo il testo. È uno stacco fastidioso... Piuttosto mettete una premessa, un altro capitolo, o finite tutta la parodia e poi commentatela.
Sono troppo polemica oggi?
Va bene, pubblico sta roba solo perché ci ho passato su del tempo, e odio sprecare il mio tempo. Se non v'interessa ciò che penso... Stavolta vi capisco.

Detto ciò - che equivale a nulla in effetti - vi lascio ad un racconto, sperando di non avervi già tediati abbastanza da farvene passare la voglia...
Ah, dimenticavo: purtroppo nel giorno stabilito internazionalmente ero impossibilitata a scrivere, perciò TANTI AUGURI PAPÀ DI TUTTO IL MONDO! (Al mio in particolare... Ti voglio bene papone, hai la figlia migliore del mondo! OK sto sclerando.) Tutti i giorni dovrebbero essere dedicati a voi...
Orsù iniziamo!

In una mattinata leggera, incorniciata da soffici nuvole troppo deboli per oscurare il sole, Federica stava correndo su e giù per il parco. Era la terza volta che percorreva quella strada, ma non aveva molte alternative: o quello, o l'asfalto.
Christina Aguilera le riversava nelle orecchie tutta la sua rabbia, così come lei la buttava sui ciottoli per terra, correndo sempre più decisa, il volume dell'iPod al massimo per non sentire i rantoli di fatica.
Il sudore già le bagnava la maglietta, ma non aveva la benché minima intenzione di fermarsi. Tuttavia, quando le occhiate di apprezzamento di un uomo seduto su una panchina lì vicino diventarono troppo audaci, decise di iniziare a cambiare strada.
Malgrado fosse solo marzo, i ciliegi erano già completamente in fiore. Petali candidi e rosati contrastavano sul suo capo col cielo azzurro e con le cime ancora innevate dei monti. Ai lati del vialetto spuntavano i primi timidi fiorellini blu e indaco sul prato poco curato; le collinette offrivano qua e là un po' di frescura. Era davvero una bella giornata... Solo all'esterno, sbuffò tra sé e sé. La musica cambiò: Mika, We are young. Perfetta per rallentare.
Camminò per un po', respirando regolarmente, sgranchendosi le braccia e saltellando per rilassare i muscoli. All'improvviso qualche goccia cadde dal cielo: "E per fortuna che 'il sole splenderà tutta la settimana'!", imprecò, ripensando alle parole del meteorologo correndo sotto la pioggia già fitta. S'infilò nel primo negozio che trovò.
Era fradicia dalla testa ai piedi, mutande comprese. Ma la sua preoccupazione era rivolta all'iPod, che non sembrava dare segni di vita. "Cavolo!" gridò.
"Vuole una mano signorina?" Una vecchina in calze a rete alzò gli occhi da un'iPad fucsia. Era letteralmente coricata sul bancone del bar.
"Avrebbe... Un asciugamano... Per favore?"
Lei mi squadrò. "In effetti è bagnata. No, ho solo carta da cucina... Tenga".
Tornò a masticare la sua chewing gum, i tacchi che risuonavano sul parquet. Che tipa.
Federica iniziò ad asciugarsi approssimativamente con la carta. La vecchia nel frattempo se la rideva sotto ai baffi, gli occhialetti sul naso che balzavano coi suoi singhiozzi.
Ringraziando il cielo finì subito di piovere. Federica borbottò un "Arrivederci" ed uscì, mentre un ragazzo - niente male, ma capitato nel momento sbagliato - entrava.
"Mi scusi..." la fermò.
"Che c'è!" Sbottò lei irritata. Il ragazzo si tinse di rosso.
"Ahem... Lei... Ha della carta che le esce dai pantaloni!"
Tremendamente imbarazzata, Federica la tolse e corse via. L'aveva detto che era una brutta giornata!

Scusate, oggi sembro drogata. Giuro che è tutto naturale.

Ciao Anna, so che stai leggendo, o almeno spero... Se commenti non mordo sai!
Alla prossima!
Ivy

4 commenti:

  1. Questa volta mi hai beccata e non posso non commentare anche pubblicamente :)
    Anche raccontando deliri vari la tua bravura traspare e ora che è arrivato il tutore nemmeno la tendite ti potrà più fermare.
    Bellissima la parte sulla tecnologia mi sembrava di vedere nonni e genitori alle prese con i loro cellulari ;)
    Il racconto poteva avere un finale un po' più romantico no? Scrivine uno un po' più sdolcinato per me magari traendo ispirazione da qualche film che hai visto di recente (chi può intendere intenda;))
    Complimenti comunque <3

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    1. Ti devo beccare sempre baby? ;) Grazie Annina, sei sempre dolcissima <3 e avrai il tuo raccontino, MA poco ispirato al film :*

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  2. Ivy, ti sto cercando per dirti che I&P ha bisogno della liberatoria per il tuo racconto. Scusa se ho scritto qui! (Caspiterina moderatore)

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