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giovedì 21 febbraio 2013

Biblioteca

Miei cari lettori buongiorno! Oggi ero in biblioteca, il mio luogo magico... ed ho pensato a voi. Buon divertimento! :D

Biblioteca, quattro tavoli, decine di scaffali. Tre computer, può di tremila libri. Poche persone rispetto al decennio scorso, ma la tecnologia imperversa, perché consultare i libri?
Computer, auricolari e libro. Distrattamente creo orecchie agli angoli del libro, mentre i miei denti trucidano una chewing gum al gusto fragola. Musica da discoteca m’isola dal mondo e crea rumore nella mia mente, mantenendo allo stesso tempo il silenzio nell’ampia sala. Rumori esterni, solo il ticchettìo dei tasti, vinti da abili mani di giovani ed adulti.
Un signore, in mano un libro di Agatha Christie, s’alza con faccia contrita, tentando di non far rumore; ma la sedia non è d’accordo, e cigola comunque. La sua vicina, una signora sulla cinquantina con sotto al naso un appassionante Harmony, lo guarda in cagnesco, seguita a ruota da tutte le persone nel loro raggio d’azione. L’uomo si scusa con un cenno.
Una ragazza carina cerca un libro sull’architettura, che guarda caso è già in mano del povero occhialuto studente universitario che si fa pagare una miseria per mantenersi gli studi.
L’alunno cazzone è in azione, fa finta di studiare ma in realtà è in biblioteca solo per la connessione wifi. Stessa cosa l’ultrasettantenne ai pc comuni, che guarda immagini discutibili su siti altamente “educativi”.
Io sonnecchio sul futuro del verbo °ϵιμι’, quando si siede un ragazzo accanto a me, che mi ricorda in modo incredibile Ron di Harry Potter: capelli rossi, lentiggini, labbra piene, naso un po’ schiacciato, un po’ goffo. Veste il classico maglione-e-camicia, jeans consumati, giaccone ampio avana. Chiede cortesemente – o almeno credo – di potersi accomodare, se per caso avesse disturbato. Gli faccio cenno di no, “no problem” mimo con le labbra. Lui s’accoccola sulla famigerata seggiola di legno, poi tira fuori un mattone di fisica. Scientifico, lo classifica automaticamente la mia mente. Concluso il mio interesse per un matematico, torno al futuro. °’ϵσομαι , °’ϵση (ι sottoscritta), °’ϵσται… “Scusa…” lo sento mormorare. Tolgo un auricolare.
“Come prego?”
“Scusa, non volevo disturbarti, solo… Quello è greco?”
“No, ostrogoto moderno” rispondo io rimettendomi l’auricolare.
“Ma davvero?” risponde l’idiota. Ma come si fa ad essere tanto cerebrolesi?
Tolgo l’auricolare, di nuovo. “No, è greco, era una battuta.”
“Ah! Oddio scusami…” borbotta, poi tira fuori una specie di barretta di cioccolato, solo che non è cioccolato, è… Qualcosa d’indefinito. Lo morde, spargendo su tutto il tavolo briciole, poi si pulisce il labbro lurido con la manica dell’altrettanto lurida giacca. Che ribrezzo.
“Ne vuoi un po’?” sputacchia, i denti marroni spinti all’infuori per attuare una specie di sorriso sghembo.
Reprimo la smorfia di disgusto che vorrei fare. “No, grazie, sono a posto” mormoro.
Ritorno sul libro, tuttavia non riesco a concentrarmi: il tipo mastica tanto rumorosamente da coprire anche il rumore della musica, e se ne sono accorti anche i vicini. Poi, sempre sputacchiando, inizia a bisbigliare formule strane. Nel frattempo s’avvicina una guardia.
“Scusa ragazzo” gli dice “faresti meno rumore gentilmente?”
Non l’avesse mai detto! Questi scatta in piedi, il mattone elevato sul capo come una mazza da baseball, ed inizia a sbraitare che in Italia non c’è più libertà. E poi… Poi inizia a parlare in… Greco antico? Non capisco… Il verbo °ϵιμι’… Ancora… Basta…

Apro gli occhi. Il libro di greco, sotto il mio capo mezzo imbambolato, è aperto sulla pagina dedicata al futuro del verbo °ϵιμι’. Vlc media player ha già fatto tre volte il giro della mia playlist. Fuori è buio.
Forse dovrei cambiare scuola. Questa è davvero da incubo, da pisolini in grande stile.

Un bacione :*
La vostra Ivy

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